NATALE NELLA NOTTE DEL MONDO

Natale, Gesù nasce nella notte, accolto dall’amore di Maria e Giuseppe. Nasce nella povertà di una grotta, una stalla, perché non c’era posto nelle case degli uomini; nel freddo e nella solitudine, forse riscaldato da un bue e un asinello, e illuminato dalla fiamma di un fuoco tenuto acceso con cura.
Non c’era la festa rappresentata dai presepi napoletani, dove tutta la popolazione si muove verso la grotta portando doni. È vero, arrivano i pastori. Ma quanti saranno stati? Povera gente, emarginata e disprezzata, e ora destinataria e portatrice di un messaggio grandioso, sproporzionato alla loro condizione.
Nasce nell’umiltà, Gesù, il Salvatore del mondo! Ma chi avrebbe creduto, guardando quel piccolo bambino in fasce, adagiato sulla paglia della mangiatoia, nel freddo di una notte senza luce, che sarebbe stato proprio lui a risolvere gli enigmi della storia?
Già allora c’erano grandi civiltà: l’Impero Romano, la Grecia, l’Egitto, la Cina, l’India, il Messico, il Perù…; c’erano grandi popoli e culture raffinate; grandi pensatori e poeti che avevano riflettuto sul destino umano e sul mistero dell’esistenza; avevano esplorato i sentimenti e i desideri del cuore,
il bisogno di amore e di felicità, e avevano registrato le delusioni per gli insuccessi, le sofferenze e le tristezze per la fine di ogni cosa. E nessuno era riuscito a rispondere alle domande imperiose sul senso della vita umana destinata alla morte.
E ora qualcuno dice che, al tempo di Augusto, dopo migliaia e migliaia di anni da quando l’uomo era apparso sulla terra, a Betlemme, una piccola città della Giudea, in una grotta fuori dell’abitato, è nato un piccolo Bambino, discendente di Davide, che avrebbe rinnovato l’esistenza. Ma cos’è la Palestina davanti ai grandi imperi della storia? Cos’è Betlemme davanti alle grandi capitali dei popoli? Cos’è la casa di Davide davanti alle grandi dinastie regali e alle famiglie dei potenti della terra? E questo piccolo Bambino, tenuto in braccio da due genitori affettuosi ma senza importanza,
ci viene presentato come il nuovo Capo dell’Umanità, la persona giusta per guidare il genere umano verso l’Infinito e l’Eterno.
Ci vuole un bel coraggio a crederlo, e un bel coraggio a ripeterlo adesso all’umanità tecnologica e globalizzata, forte della sua potenza economica e orgogliosa delle sue conoscenze scientifiche, conservate e sviluppate nelle università e nei centri culturali. Difatti molti sorridono davanti all’annuncio della Chiesa, molti cristiani si allontanano, molti cercano altrove messaggi di salvezza, e alcuni vorrebbero cancellare la memoria del Natale. Questo Bambino non avrebbe diritto a essere ricordato più di tutti gli altri che sono nati e sono morti su questa splendida misera terra. Sarebbe semplicemente uno dei tanti. Sì, Gesù è uno dei tanti “nati da donna”, un essere umano, un Figlio dell’uomo, uomo come noi. Vissuto tra noi, ma non come noi. Ha camminato per le nostre strade, ha lavorato con le sue mani, ha affrontato le difficoltà della vita; ma non si è lasciato trascinare dalle passioni, non ha commesso ingiustizie, non ha risposto al male con il male, non si è vendicato; anzi ha amato fino alla fine, ha vinto il male con il bene e l’odio con l’amore. È vissuto sulla terra come uomo tra gli uomini, e si è manifestato come vero Figlio di Dio.

Gesù, piccolo Bambino in fasce in una grotta, figlio di Davide in mezzo al tuo popolo, Figlio dell’uomo in seno all’umanità, e Figlio di Dio nel segreto della tua identità divina, io credo in te e ti riconosco come mio Salvatore. So che sei l’Uomo nuovo, il nuovo Adamo che insegni agli uomini a vivere come figli di Dio. So che hai aperto la porta del cielo e nel tuo Vangelo ci hai rivelato il mistero inconoscibile di Dio. So che hai sconfitto la morte, sei risuscitato il terzo giorno, e sei entrato nella gloria del Padre.
Pensando a ciò che hai detto e fatto, e a come si è svolta la tua vita, so che Dio non è più il Grande Sconosciuto e il “Totalmente Altro”, ma ormai è Colui che si è dimostrato Padre per te, e adesso il suo vero Nome è: «Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo». E tu, che ci hai amato e hai dato te
stesso per noi, hai ottenuto che lui si mostri Padre per noi come ha fatto con te. Così d’ora in poi lui è Padre tuo e Padre nostro.
Piccolo Bambino Gesù, ignorato da tanti, trascurato e disprezzato da molti, perseguitato dagli Erodi di ogni tempo, sono contento che sei nato per me e per tutti coloro che hanno sete d’infinito come me. Perciò oggi, a Natale, le case e le città s’illuminano per te. Grazie, Signore Gesù!
Buon Natale a tutti gli uomini di buona volontà!

Padre Domenico Marafioti sj


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