Quest’anno entriamo nell’Avvento tra la preoccupazione del virus e l’attesa del Natale.
La Chiesa intende proclamare di nuovo l’annuncio degli Angeli ai pastori: «Vi annuncio una grande gioia. Oggi vi è nato il Salvatore!» (Lc 2,10s).
Noi non abbiamo nessuno che ci salvi da questo virus insidioso, subdolo e mortifero. Se ci fosse, come lo attenderemmo, con quanto desiderio e gioia lo accoglieremmo!
Ma solo questa è l’attesa dell’umanità?
E noi cristiani come accogliamo questo annuncio della fede, cosa aspettiamo?
Sappiamo che molti aspettano di poter festeggiare il Natale nella serenità della famiglia, dove è bello riunirsi per sentire la dolcezza degli affetti familiari, e avere la gioia di fare un regalo alle persone care e agli amici. Certo, questa è una delle cose belle del Natale, che non si deve trascurare, ma coltivare e apprezzare.
Sappiamo pure che altri cercano in tutti i modi di deformare il Natale in senso consumistico. A cominciare da chi invece di presentare la nascita di un Bambino, diffonde l’immagine di Babbo Natale, un vecchio con barba e capelli bianchi e, invece del bue e dell’asinello nella grotta, mette avanti le renne della slitta.
Lasciamo che ognuno festeggi il Natale come vuole e come può.
In tutto il mondo però si sa che il Natale è una festa cristiana.
Spetta a noi cristiani dire cos’è il Natale.
Chi è questo Bambino che nasce?
Rispondere a questa domanda è semplice e impegnativo. Basta rileggere i racconti dei Vangeli e le profezie dell’Antico Testamento; pensare alle tante pitture e opere d’arte sulla Natività, ai canti natalizi, pieni di sentimento e tenerezza; alle poesie dei bambini e dei grandi poeti, senza dimenticare il fascino dei Presepi. Tutto questo è molto, ed è ancora poco per capire il Natale.
Gesù nasce per noi come l’unico, vero, reale Salvatore di ogni persona umana, di ogni popolo e di ogni generazione. Davanti ai mali che minacciano l’esistenza…
Ma, come elencarli tutti? Il virus, la pandemia, le guerre ricorrenti, lo scontro di civiltà, il terrorismo, le crisi economiche, l’aumento della povertà, la paura del futuro, la famiglia devastata, la violenza omicida delle nostre città… non serve continuare, perché la lista si può prolungare fino alle malattie che portano alla morte.
Davanti a tutti questi mali l’uomo lotta, raccogliendo vittorie parziali e passeggere, sapendo che l’attende la sconfitta finale; perciò gli antichi rappresentavano il “Trionfo della morte” e i moderni parlano dell’“essere per la morte”.
A questa umanità dolente tra gli enigmi dell’esistenza, la fede cristiana annuncia la nascita di Gesù, l’autentico, definitivo e universale Salvatore dell’uomo.
Gesù viene a salvare la vita di questa terra, perché insegna a vincere gli egoismi – sorgente di ingiustizie e sofferenze – con l’amore del prossimo, che fa godere l’armonia della fraternità.
E viene a salvare la vita oltre la morte, perché ci prende per mano per passare noi insieme con lui dalla morte alla vita, dal Venerdì Santo al mattino di Pasqua.
Una delle caratteristiche del Natale sono le luci.
S’illuminano le strade, gli alberi, le case, le finestre. Queste luci sono l’amplificazione della profezia di Isaia: «Il popolo che camminava nelle tenebre, vide una grande luce» (9,1). Le grandi città del mondo s’illuminano perché è nato Gesù – «Luce per illuminare le genti» – (Lc 2,32).
Lasciamo che questa Luce illumini prima tutti gli angoli bui del nostro cuore e poi, innalziamola sopra i tetti, perché avvolga nella luce il mondo intero. Gesù Cristo, vero uomo e vero Dio, è la Chiave, il Centro e il Fine della storia umana (Gaudium et spes, n. 10).
Padre Domenico Marafioti s.j.